Caffe' Roma - Storia
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Nonostante il tempo scorra veloce ora piu' che mai, resta sempre qualcosa che, col suo profumo d'antico, e' in grado di far rivivere le emozioni del passato. Un esempio ci e' offerto da un locale bargese che ha saputo sfidare non solo i decenni, ma, addirittura, i secoli. Il suo aspetto e' quello dei "Bistrots" francesi ed, in comune con questi, condivide un pezzo di storia: alla radice dei locali che, Oltralpe, si meritarono questo nome si trovano, infatti, degli accadimenti precisi.
Quando i Cosacchi giunsero a Parigi, a seguito della sconfitta napoleonica, entrarono con prepotenza nei locali pubblici, chiedendo del liquore ed urlando: "Bistro, bistro!" (Presto, presto!). Ma gli stessi russi erano gia' giunti, nel 1799, in Piemonte, anche se temporaneamente, perche' Napoleone sarebbe ritornato l'anno successivo. In tale occasione, come testimonia il diario del rivoluzionario monregalese Felice Bongioanni, questi soldati, venuti a Barge per atterrare l'albero della liberta' eretto sulla piazza della chiesa, entrarono nel locale pubblico gestito dall'oste Garino, chiesero bicchieri di grappa, che si scolarono d'un sol fiato (naturalmente senza pagare) e poi, sempre con un certo qual tatto, si rivolsero al proprietario, dicendogli: "Mostra tic tic", per rubargli l'orologio. Da documenti antichi, conservati presso l'Archivio di Stato di Cuneo, emerge che proprio Garino era "Caffettiere nella piazza di San Giovanni".
Il nome di tale locale era, e lo rimase a lungo, proprio "Caffe' della Piazza", come si leggeva ancora su tazzine e cucchiaini antichi, gelosamente conservati da una delle ultime proprietarie. Nel corso dell'Ottocento, il Caffe' vide rinnovare i propri arredi e visse uno scorcio di splendore nel periodo risorgimentale, quando divenne luogo di ritrovo di quell' "elite" locale, che ebbe sempre il vezzo di separarsi dalla gente comune. Una clientela di professionisti, impiegati pubblici e proprietari terrieri, ai quali s'aggiungevano, in Estate, molti villeggianti torinesi.
Nella prima meta' dell' Ottocento (quando i titolari erano prima Bianeone, poi Bonetto), le pareti della grande sala erano rivestite interamente di tappezzeria in stoffa damascata rossa. Allora venne realizzato l'arredamento in stile "Luigi Filippo": vi erano le due lunghe panche da muro, rivestite con l'analoga stoffa citata ed i tavolini in legno, a colonna, con il piano in marmo. Ad ogni tavolino erano accostate due poltroncine nel medesimo stile, con lo stesso rivestimento, che sparirono gia' verso la fine del secolo. Al centro della sala, campeggiava un'enorme stufa in cotto refrattario, quindi, due tavolini a bulbo in marmo, che, durante l'Estate, venivano collocati nel "dehors". Le pareti erano adornate con grandi specchi, mentre il bancone era avanzato, rispetto a quello attuale, fino ad occludere quasi completamente la grande arcata, che taglia in due la sala. L'arredamento, nel complesso, risultava esagerato, ma rispecchiava i gusti delle classi che frequentavano assiduamente il locale.
L'epoca gloriosa si concluse con la costruzione della nuova Piazza del Municipio, avvenuta dopo l'Unita d'Italia, perche' fu proprio allora che, sotto i portici del nuovo edificio pubblico, sarebbero sorti due grandi caffe' piu' moderni (il "Caffe' Italia" ed il "Caffe' degli Operaj", attuale "Bar Centrale"), il primo dei quali sottrasse quasi completamente i clienti all'antico ritrovo. I passaggi di gestione furono frequenti, nella seconda meta' dell'Ottocento, ed ancor piu' numerosi nel secolo successivo. Prima, fu la volta dei coniugi Boaglio, di Bagnolo, poi di Angela Perassi, vedova Riviera (dal 1922, al 1936), poi ancora della vedova Primo (dal 1936, al 1937), quindi dei coniugi Sanino (dal 1937, al 1952). Venne introdotto il gioco del biliardo, che si praticava, allora, su mobili molto piu' piccoli degli attuali e cio' risollevo' le sorti del Caffe', il quale, intanto, per rendere onore alla capitale italiana che stava "dominando" il Paese, aveva mutato il proprio nome in "Caffe' Roma".
Il locale bargese resistette indenne durante le due Guerre Mondiali ed assistette, nel dopoguerra, al "boom" della neonata televisione. Questo elettrodomestico ripopolo' il Caffe' ed introdusse un nuovo rito, celebrato specialmente nelle serate di Giovedi' e di Sabato: specialmente in quei giorni, infatti, diverse persone si riunivano nel locale per prendere visione dei programmi dell'epoca. Vi erano dall'operaio, all'avvocato, alla contessa decaduta... E non mancavano intere famiglie: da quella dell'artigiano a quella del commerciante, a quella dell'immigrato meridionale.
Grazie alla sapiente gestione della signora Francesca Coalova e delle sue figlie, il Caffe' giunse, quasi intatto, indulgendo a pochissime modernita', fino all'avvento della nuova gestione, passata alla societa' Marco Polo, che nel l992 dovette compiere un solo intervento di vero restauro, senza alterare sostanzialmente la natura di questo locale storico.
Il 4 Settembre 2013, la societa' Marco Polo viene acquisita dalle sorelle Erika Belfiore e Francesca Giangrande, originarie di Pino Torinese (Torino), ma trasferitesi a Barge da alcuni anni. Le nuove proprietarie hanno deciso di mantenere vive le tradizioni legate al locale, le quali si sono tramandate nel corso degli anni. Ad esempio, la preparazione del Bicerin e' rimasta fedele alla prima -antica- ricetta.
Il Bicerin
Continuiamo a proporre il Bicerin, i cui ingredienti sono: caffe', cioccolato (prodotto in loco secondo le antiche ricette) e panna liquida. Questi tre ingredienti sono serviti separatamente e miscelabili dal cliente stesso.
Di seguito proponiamo un brano tratto da "Itinerari del piemonte" .
A Torino, attorno al 1840, si diffuse la raffinata usanza di sorseggiare, negli eleganti caffe' del centro, una bevanda a base di latte, caffe' e cioccolato. Rigorosamente servita entro e non oltre mezzogiorno, fu battezzata confidenzialmente "Bicerin".
Prima di questa novita' dolce, era di moda la cosiddetta "bavarese" composta dai medesimi ingredienti, ma gia' mescolati e dolcificati con sciroppo. Nel Bicerin viceversa, le tre parti venivano servite separatamente, dando cosi' origine a tre varianti, per la gioia dei piu golosi: "Pur e fior" (ossia latte e caffe'), "Pur e barba" (cioccolata e caffe), "Po'd tut" (tutti e i tre gli elementi).
Particolarmente colpito dal gusto di questa crema liquida fu Alessandro Dumas (padre), che ne serbo' gradito ricordo nei suoi appunti di un soggiorno nel capoluogo sabaudo. Il "Bicerin" lo conquisto sia per il sapore, sia per il prezzo "tres bas": 20 centesimi al bicchiere.